Quanti avrebbero supposto che le intramontabili sceneggiature Disney, firmate Carl Barks, nascondessero la passione dell’autore per gli incantevoli sfondi paesaggistici della rivista National Geographic, sua autentica fonte ispiratrice? Quanti avrebbero pensato che Paul Adrien Maurice Dirac, gigante della fisica del Novecento, amasse perdersi tra le avventure di Topolino nelle stanze del St. John’s College di Cambridge, rifuggendo gli sguardi scettici dei colleghi? Quanti, ancora, avrebbero creduto, senza troppo stupore, che Federico Fellini, prima di consacrarsi alla pellicola, avesse esordito nei panni di vignettista?Assuefatte da una vox populi, ormai anacronistica, che intendeva il fumetto come puro divertissement, generazioni di studiosi non hanno carpito il colto sostrato, nascosto dall’aspetto marcatamente ludico, della cosiddetta «nona arte».Eppure, in tempi recenti, non poche voci intellettuali hanno scelto di esplorare, con spirito squisitamente filosofico, l’open field dei comics. In questa direzione si muovono i saggi contenuti nel volume A bordo della cronosfera. I fumetti tra scienza, storia e filosofia, curato da Marco Ciardi, storico della scienza all’Università di Bologna e introdotto dal filosofo Giulio Giorello, che sottolinea la potenzialità del fumetto di dispiegare «una immaginazione genuinamente filosofica, capace di spaziare in tutti i campi dell’avventura umana, dalla politica alla scienza» e in grado di «indagare i territori della più sfrenata fantasia».Accanto al ruolo didattico, riconosciuto ai fumetti ormai da un ventennio, altrettanto meritevole è la loro possibilità di raccontare la storia della scienza e la mitologia, attraverso personaggi che ci parlano, silenziosamente, da nuvole d’inchiostro e che ci sanno proiettare in luoghi arcani sospesi nel tempo, dove si fondono storia, scienza e filosofia. È il caso di Atlantide e della sua civiltà dispersa, narrata già da Platone nel Timeo, prima, nel Crizia poi, recuperata infine dall’universo comics che ne ha fatto l’oggetto privilegiato di alcune strisce internazionali, inaugurate dal «New York American Journal» a partire dal 1933.Di respiro spiccatamente scientifico sembrano, invece, le peripezie sceneggiate da Bill Walsh nel lontano 1943, affascinato dalla teoria del mondo cavo avanzata da Edmund Halley nell’ancor più remoto 1692, che Walsh ripropone in chiave Disney attraverso due indimenticabili protagonisti d’eccezione: Michey Mouse ed Eta Beta.Se complesso è l’approccio storico-scientifico al fumetto perché necessita di raffinate competenze specialistiche, più evidente è il potere suggestivo dei comics, capaci di solleticare la fantasia e stimolare l’immaginazione, mantenendo viva la fiamma del fanciullo nascosto in ciascuno di noi. Una fiamma che ha contraddistinto lo spirito d’ illustri scienziati, Einstein e Bohr, Gould e Darwin, ispirandoli nelle loro ricerche scientifiche così lontane, ai nostri occhi, dal mondo della creatività tout court.Il fumetto, dunque, come strumento per andare alla ricerca del nostro bambino perduto.Un po’ come viaggiare «a bordo della cronosfera,» una delle più celebri macchine del tempo, di tutti i tempi, riscoprendo quel quid dove, rubando un verso da Les Fleurs du mal, «l’infanzia s’unisce alla maturità».
Valentina Sordoni
09_2014