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Abstract
Areal Migration
The endless path of the “tectonic plates” can generate reflections and metaphors on the concepts of limit, impermanence, depth of geological time and drift_migration. The following notes are only indicative, because the gaze has as many points of view as there are observers of the “frames” and their flow.
- Introduzione
- Il cammino continuo delle “zolle tettoniche” può generare riflessioni e metafore sui concetti di limite, di impermanenza, di profondità del tempo geologico e di deriva-migrazione. Queste note verbali e visive sono ricavate per l’articolo da una videoconferenza dello scrivente tenuta nel 2015 al Museo civico di Storia Naturale di Piacenza, su invito del coordinatore del museo e geologo Carlo Francou. Sono solo orientative, perché il pensiero e lo sguardo hanno tanti punti di vista, quanti sono i lettori e gli osservatori dei frames e del loro fluire riprodotti nelle pagine successive.
La scala dei tempi geologici che segue è un modo per suddividere il tempo trascorso dalla formazione della Terra, condiviso dalla comunità scientifica internazionale e in continua evoluzione. Differenti livelli della scala temporale sono spesso delimitati da grandi eventi geologici o paleontologici come le estinzioni di massa. Ogni suddivisione raggruppa una fase della storia della Terra, la cui età è stimata in circa 4570 milioni di anni.
Figura 01 – Diagramma di scala dei tempi geologici, United States Geological Survey, Wikimedia Commons, 2008.
Areale, l’altra parola chiave del titolo, è un termine che indica generalmente, come aggettivo o sostantivo, la natura o l’identità di un’area, ad esempio in senso biogeografico. Per lo scrivente il termine viene considerato dal 1997 – oltre che per le “metafore attive” del linguaggio scientifico, che innescano processi associativi - con una triplice valenza: come Area di relazione; con l’A privativa che indica mancanza, assenza del reale; con l’A di moto a luogo che segnala avvicinamento al Reale. Un approccio generativo che suggerisce una realtà sospesa – un campo sfumato tra reale e irreale, o diversamente reale – che osserva l’apparenza come superficie di una profondità esplorabile. Un laboratorio di esperienze, fondato su ricognizioni in continuo divenire, nel quale l’a-reale è una zona di indeterminzione sensibile, una filigrana fluida con forme e segni inediti che possono dis-velare il nostro modo di guardare e pensare.
2. Riflessioni e metafore
- Lo scrittore e poeta Russel Banks nel suo libro La deriva dei continenti (1985) usa questa metafora geologica (attualmente nota, nelle Scienze della Terra, come “Tettonica delle placche”) per rappresentare popolazioni, culture e religioni diverse che, attraverso migrazioni e globalizzazione, entrano in contatto, spesso tragicamente.
Il geologo Ross Mitchell, che studia l’addensamento e la frammentazione delle terre emerse, gli fa eco su «Nature» (2014) prevedendo tra qualche centinaio di milioni di anni la fusione di America e Asia nel nuovo supercontinente Amasia.
Altri significati – una specie di ponte fra “continenti del sapere” – sono segnalati dallo storico Aurelio Musi nel suo Memoria, cervello e storia (2008): per l’antropologia la “deriva culturale” è la variabilità nel processo di trasmissione ed evoluzione culturali; per l’etnologia è la variabilità di una tradizione in trasformazione graduale da una generazione a un’altra; per la genetica con il termine “deriva” si indicano fluttuazioni dei geni attraverso le generazioni.
3. Frames
- I 24 frames che seguono presentano – in modo volutamente semplificato ma plausibile perché le fonti del ridisegno cartografico sono scientifiche – le trasformazioni terrestri in ere geologiche dal periodo Cambriano (480 milioni di anni di anni fa) a oggi. Essendo impensabile rapportarsi a numeri così grandi, nel video la durata della trasformazione considerata è stata contratta a 8 minuti, pari a 480 secondi, una scala temporale a noi familiare. Così possiamo immaginare che ogni secondo del cammino geologico visualizzato corrisponda a un milione di anni. Nel video sono state inserite le vibrazioni del terrae motus come suono generato dalla deriva_migrazione interminabile delle “zolle”.
Figura 1 – Cambriano inferiore
Figura 2 – Tardo Cambriano
Figura 3 – Medio Ordoviciano
Figura 4 – Tardo Ordoviciano
Figura 5 – Siluriano
Figura 6 – Devoniano Precoce
Figura 7 – Medio Devoniano
Figura 8 – Mississipian
Figura 9 – Pennsylvania
Figura 10 – Inizio Permiano
Figura 11 – Tardo Permiano
Figura 12 – Medio Triassico
Figura 13 – Tardo Triassico
Figura 14 – Inizio Giurassico
Figura 15 – Medio Giurassico
Figura 16 – Tardo Giurassico
Figura 17 – Inizio Cretaceo
Figura 18 – Medio Cretaceo
Figura 19 – Tardo Cretaceo
Figura 20 – Terziario-Cretaceo
Figura 21 – Eocene
Figura 22 – Oligocene
Figura 23 – Miocene
Figura 24 – Presente