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Antimeccanicismo e neovitalismo

Autore


Vallori Rasini

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Scientific Committee

Indice


 

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S&F_n. 25_2021

Abstract


Anti-mechanism and neo-vitalism

Behind the contestation of mechanism lies a great variety of positions that can only be classified as “anti-mechanist” or “neo-vitalist” in a very summary way - and sometimes not entirely correctly. The papers presented here, far from wishing to be homogeneous or exhaustive, constitutes a good contribution to the complexity of the question, both by offering a view that covers a wide time frame, and by offering a variety of approaches and perspectives.


La questione della validità del sistema meccanicistico nell’indagine della natura è stato oggetto di ampia e articolata discussione tanto in ambito scientifico quanto in ambito filosofico. Sin dal diciassettesimo e diciottesimo secolo, la fiducia nei progressi delle scienze empiriche, nei loro risultati ottenuti mediante osservazione e sperimentazione, tendeva a favorire lo sviluppo di nuovi orizzonti della ricerca e a consolidare la fecondità degli strumenti dell’indagine meccanicistica e deterministica. Lo sviluppo del sapere pareva rappresentabile come un processo continuo e definitivo che, scorrendo lungo un binario oramai definito, avrebbe reso possibile disvelare l’intero universo naturale con il ricorso a poche e semplici leggi della fisica e della chimica; e per molti aspetti, ciò portava con sé forme di irrigidimento metodologico e concettuale. A queste posizioni si contrapponevano sostenitori di concezioni olistiche, organicistiche e vitalistiche di varia origine, avanzando argomenti tra loro differenti ma comunque volti a sostenere l’insufficienza di un’impostazione meccanicistica e degli strumenti messi in campo. In particolare con la nascita di uno specifico settore della ricerca biologica, la discussione sulla possibilità di ricondurre le indubbie peculiarità del vivente a poche leggi fisiche comincia a presentare una intensità del tutto particolare: mentre la complessificazione del sapere e la scoperta di insospettate dimensioni della realtà organica comportavano diversi cambiamenti nelle precedenti impostazioni epistemologiche e metodologiche, il dibattito filosofico e scientifico si arricchiva di posizioni nuove, variamente configurate e talora di difficile classificazione, che ricercavano il rigore della conoscenza spesso mediando tra posizioni un tempo rigidamente contrapposte. Ma così come non è possibile individuare, dinanzi alla problematica interpretazione dei fenomeni vitali, una corrente meccanicistica omogenea, non è possibile indicare un fronte compatto di suoi oppositori. Gli scettici verso impostazioni rigidamente deterministiche e i sostenitori dell’antiriduzionismo sono numerosi, ma non sempre si tratta di veri e propri vitalisti, di filosofi e scienziati, cioè, che ritengono indispensabile introdurre nella spiegazione della realtà organica fattori immateriali responsabili di un “in più” vitale. Se infatti è vero che per dare ragione dell’insorgere di proprietà singolari – tra emergentismo e finalismo – taluni ritengono indispensabile l’introduzione di elementi metafisici manifestando una opposizione netta verso le argomentazioni razionalistico-causali, altri si mantengono convinti di una fondamentale utilità di certi strumenti della scienza meccanica, pur trovandoli carenti per una descrizione esauriente di quei fenomeni organici che rivendicano uno statuto autonomo.

Dietro alla contestazione del meccanicismo si cela insomma una grande varietà di posizioni che solo molto sommariamente – e talora non del tutto correttamente – si possono classificare come “antimeccaniciste” o “neovitaliste”. La raccolta di saggi qui presentata, lungi dal volersi proporre come omogenea o esauriente, costituisce un buon contributo dinanzi alla complessità della questione, sia offrendo uno sguardo che si allunga su di un ampio arco temporale, sia mediante una molteplicità di tagli e prospettive di approfondimento.

V.R.

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