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Bracciano smart Lake. Un esperimento riuscito di citizen science

Autore


Emanuele Perugini

30 Science Communication

Giornalista scientifico, fondatore e direttore di 30 Science Communication

Indice


  1. Un’affiliazione particolare
  2. Pipe’s politics
  3. Conflitti ambientali al tempo dei social
  4. Confirmation bias e eco-chamber i motori della notizia
  5. Genesi della crisi idrica
  6. Zero dati e tante bufale. Presidiare Facebook
  7. Nascono le “Istituzioni del Lago”
  8. La raccolta e la pubblicazione dei dati
  9. Citizen science

 

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S&F_n. 19_2018

Abstract


Bracciano Smart Lake


Produce science by telling science. Bracciano smart lake is an example of how, at the time of social media we can do information and communication and produce science in the same action. The Accademia dei Lincei’s prize sanctions the high quality of the work done.


  1. Un’affiliazione particolare

C’era un’affiliazione davvero particolare tra gli autori dello studio premiato dall’Accademia dei Lincei come “miglior poster” presentati in occasione della conferenza “La previsione idrogeologica della risorsa acqua” organizzata per la XVIII Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo 2018). “Present state of lake Bracciano: Hope and Despair” è un lavoro di ricerca e di approfondimento sulla evoluzione della crisi del lago di Bracciano ed è stato presentato da ricercatori dell’Istituto per la ricerca sulle Acque (Irsa) del Consiglio Nazionale delle Ricerche; dell’Università Milano Bicocca e dall’Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr.

Uno degli autori – lo stesso di questo articolo – non apparteneva però a nessuna istituzione accademica o ente di ricerca: era semplicemente un giornalista. Per la precisione un free lance con alle spalle una agenzia di comunicazione e una lunghissima esperienza nel campo della cronaca e del giornalismo scientifico e ambientale. Non capita spesso, ma stavolta il giornalista è entrato tra gli autori di questo poster proprio in virtù di un progetto di comunicazione e di informazione – Bracciano Smart Lake – che ha avuto il suo focus sulla crisi idrica di Roma e che, sfruttando abilmente le funzionalità 2.0 offerte dai social network, è riuscito a creare un flusso di informazioni utilizzato da moltissime testate nazionali e internazionali e a essere un punto di riferimento costante per i propri lettori sia attraverso il sito web che attraverso i profili social. Anche la comunità scientifica ha seguito con interesse e partecipazione l’evoluzione della crisi idrica di Roma attraverso i canali creati per Bracciano Smart Lake e, a oggi, i nostri dati sono stati utilizzati per numerose tesi di laurea e di dottorato, e anche per altri lavori scientifici in Italia e in Europa.

 

  1. Pipe’s politics

Il premio assegnato dall’Accademia dei Lincei non è stato l’unico riconoscimento ottenuto da Bracciano Smart Lake. Lo scorso ottobre siamo stati infatti invitati a partecipare ad un workshop sull’acqua nel corso di “Critis”, la conferenza europea sulle infrastrutture critiche che si è tenuta all’IMT a Lucca. Del resto la crisi idrica che ha colpito la città di Roma nell’estate del 2017 ha evidenziato molto chiaramente le interconnessioni e le vulnerabilità relative e assolute tra i diversi aspetti e attori della situazione. Primo fra tutti la mancanza di dati e di un punto di informazione affidabile e terzo che potesse fare da riferimento per la corretta evoluzione del dibattito pubblico. La crisi ha portato alla luce una serie di problematiche che investono non solo la gestione diretta del sistema idrico della Capitale, ma in termini più ampi, ha evidenziato il deficit di informazione e dunque di democrazia, che caratterizza il dibattito pubblico italiano, soprattutto in merito alla gestione delle risorse ambientali. È quella che con una felice intuizione nel 2015 Lisa Björkman ha definito nel suo saggio Pipes Politics e che a noi piace estendere alla definizione di “Water democracy”.

 

  1. Conflitti ambientali al tempo dei social

Per “Trenta Science Communication” è stata l’occasione di mettere in pratica una serie di soluzioni e di strategie di comunicazione acquisite nel corso degli anni anche attraverso una stretta collaborazione con “Applico”, l’Applied Complexity Lab guidato da Antonio Scala che, nel corso degli ultimi anni, insieme a Walter Quattrociocchi, ha permesso di chiarire in maniera molto chiara e lineare i meccanismi attraverso i quali le notizie e le fakenews si diffondono attraverso le piattaforme sociali.

Questi lavori hanno profondamente condizionato la strategia e la scelta degli strumenti da utilizzare in questo progetto, anche perché le conclusioni cui erano giunti i ricercatori erano suffragate dalle esperienze maturate in passato nel corso di un duro lavoro di cronaca che ha attraversato diversi tra i principali eventi in cui si sono sviluppati conflitti sociali influenzati da un utilizzo delle informazioni scientifiche in maniera distorta (terremoti de l’Aquila e dell’Emilia, influenza aviaria, energia nucleare, crisi dei rifiuti a Napoli, Terra dei Fuochi).

Proprio nel corso di questi conflitti abbiamo assistito a una serie di fenomeni che, da un lato, hanno contribuito al progressivo logoramento della fiducia nei confronti delle istituzioni, comprese quelle della ricerca, e dall’altro hanno consolidato e favorito lo sviluppo di community locali molto coese che hanno costruito la galassia all’interno della quale informazioni scientifiche distorte hanno potuto trovare terreno fertile. La cosiddetta sindrome “Not in My backyard”, (non nel mio giardino) è stata in qualche modo il fenomeno che ha annunciato lo scollamento tra istituzioni e cittadini.

 

  1. Confirmation bias e eco-chamber: i motori della notizia

Tra i meriti dei lavori di Scala e Quattrociocchi quello di aver chiarito con assoluta evidenza quali siano i motori che spingono la diffusione delle notizie sui social network e, di conseguenza, anche sui media tradizionali. Tra questi deve essere sottolineato il principio secondo il quale quando cerchiamo una informazione in rete, non cerchiamo di essere informati, ma ci muoviamo sulla base dell’esigenza di trovare conferma ai nostri pregiudizi o ai nostri giudizi che ci siamo pre-costituiti su un determinato elemento. All’interno di questa dinamica gioca un ruolo determinante il fatto che una notizia sia diffusa da una persona a noi vicina, con la quale abbiamo in essere una qualche forma di connessione emotiva (amico, parente, collega): la relazione emotiva con la fonte aumenta l’autorevolezza percepita della notizia. Queste relazioni costituiscono dunque gli elementi che sono alla base della costruzione delle cosiddette eco-chamber, le camere dell’eco all’interno delle quali le informazioni diventano virali. All’interno di un sistema così strutturato è normale che si costituiscano due comunità in aperta contrapposizione tra loro che si alimentano con un flusso sempre più intenso di notizie. È in questo contesto che le cosiddette fake news trovano il terreno fertile per la loro ampia diffusione.

 

  1. Genesi della crisi idrica

Il Lago di Bracciano svolge un ruolo molto importante di riserva strategica idropotabile per la città di Roma. Nel corso degli anni questa sua funzione si è lentamente trasformata e il lago ha cominciato a entrare a far parte delle fonti a cui il sistema acquedottistico romano, esteso a tutto l’Ato 2 (Area Metropolitana di Roma) fa ricorso per il flusso ordinario di approvvigionamento. Nel 2015, anno di massima ricarica dell’invaso sabatino, le comunità rivierasche hanno sollecitato il gestore del servizio idrico (Acea Ato 2) ad aumentare le captazioni per mitigare gli effetti di un lago che era ormai salito fino al limite di sicurezza per le infrastrutture (strade, piazze, pontili). In quel contesto milioni di meri cubi di acqua furono riversati attraverso l’unico emissario, il Fiume Arrone, nel mar Tirreno. Nel corso dell’autunno del 2016, sono cominciati ad essere evidenti i primi effetti di questa operazione. La mancanza di piogge autunnali ha cominciato a mettere in evidenza il mancato ricarico del bacino al punto che il lago rimaneva sostanzialmente agli stessi livelli dell’estate appena trascorsa. Davanti a queste evidenze, la popolazione locale ha iniziato a mobilitarsi nel tentativo di fare pressioni sul gestore del servizio al fine di ridurre gli emungimenti dal Lago. La crisi vera e propria ha cominciato a deflagrare solo nel giugno per poi estendersi fino a metà agosto con la sentenza del Tribunale Superiore delle acque. Nel corso dei mesi invernali l’opinione pubblica, soprattutto attraverso i social network dove è stato più facile caricare e veicolare contenuti privi di ogni forma di riscontro, ha cominciato a divedersi in due schieramenti contrapposti. La contrapposizione ha trovato anche una rappresentazione in chiave politica e istituzionale. Se infatti la proprietà del gestore del servizio idrico ricadeva sul Sindaco di Roma (Virginia Raggi del Movimento 5 Stelle) la funzione di autorità di Bacino e di ente di controllo del gestore e di tutela dell’area protetta spettava invece al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti del Partito democratico.

 

  1. Zero dati e tante bufale. Presidiare Facebook

Già a partire dai mesi invernali e in concomitanza con un importante convegno organizzato da diverse associazioni ad Anguillara Sabazia, “Open Lake”, era emersa la necessità di avere dati per poter comprendere esattamente lo stato del bacino, anche in rapporto con altre eventuali crisi. I dati non sono mai arrivati, né sono stati mai forniti. Nel frattempo però, soprattutto all’interno di community territoriali, è cominciata a circolare una informazione che puntava a negare l’emergenza in atto e a sminuire ogni atto che cercasse di attirare l’attenzione del dibattitto pubblico non solo sul territorio intorno al Lago, ma anche a Roma e nel resto del paese. A ogni reportage giornalistico che raccontava della siccità e della crisi del lago di Bracciano, corrispondeva una ondata di meme che andavano in direzione opposta.

Bracciano Smart Lake nasce, allora, prima come semplice pagina su Facebook e poi evolve in una vera e propria piattaforma digitale e giornalistica. La scelta di iniziare il lavoro proprio dai social network è maturata sulla base di una serie di considerazioni ben precise. In primo luogo si è voluto presidiare sin da subito uno dei canali sui quali era evidente si sarebbe giocata la partita della comunicazione e dell’informazione. Attraverso la pagina abbiamo lavorato in quattro direzioni: la costruzione di una community di utenti abbastanza ampia da poter amplificare i messaggi veicolati attraverso la pagine; in secondo luogo, abbiamo cominciato a produrre materiale giornalistico, soprattutto fotografico e video, in modo da cominciare a diffondere e a rendere disponibili agli operatori dell’informazione, di materiali e contenuti utili per il confezionamento di prodotti giornalistici; in terzo luogo abbiamo iniziato a raccogliere materiale scientifico sul lago e a coagulare intorno al nostro canale gli autori delle pubblicazioni scientifiche più recenti che erano state prodotte sul lago e che poi diventeranno il nucleo del comitato scientifico del nostro progetto; infine, abbiamo cercato di ingaggiare il nostro pubblico in una campagna che mettesse in evidenza gli effetti ecosistemici dell’abbassamento del livello dell’acqua e la conseguente emersione dei fondali del lago.

La campagna “#SOSLago” ci ha permesso di raggiungere in una sola giornata anche 90mila persone, mentre le attività di produzione giornalistica sono state riprese sin da subito dai notiziari nazionali Rai e Mediaset oltre che da La Stampa, Il Giornale, La Repubblica, Ansa, Agi ecc.

 

  1. Nascono le “Istituzioni del Lago”

A valle di questo primo intenso mese di attività abbiamo deciso di costruire il sito e di strutturare al meglio la produzione di contenuti. Nel frattempo abbiamo anche consolidato in un vero e proprio comitato scientifico il rapporto con i ricercatori e abbiamo chiesto loro di commentare e di produrre a loro volta informazioni il più accurate possibili. Contestualmente abbiamo iniziato a raccogliere noi i dati necessari al racconto, il più corretto possibile, in merito alla evoluzione della crisi e del conseguente conflitto politico e istituzionale che ne è conseguito. Questo continuo ricondurre la comunicazione all’unico dato scientifico realmente disponibile, ovvero il livello delle acque del Lago ci ha permesso di acquisire un ruolo di primo piano all’interno del dibattito pubblico al punto che le amministrazioni locali hanno scelto di unirsi tra loro (tre comuni, un Parco Regionale e un Consorzio che fa capo all’Area Metropolitana) e di usare la nostra piattaforma per la loro comunicazione ufficiale.

 

  1. La raccolta e la pubblicazione dei dati

Vista l’ampia disponibilità da parte dei nostri lettori a lasciarsi ingaggiare in attività concrete in difesa del lago abbiamo cercato di coinvolgere alcuni di loro in una attività molto delicata: la lettura delle aste idrometriche. In pratica, giorno dopo giorno, utilizzando la partecipazione dei nostri lettori, siamo riusciti a raccogliere una mole sufficientemente ampia di dati sul livello del lago di Bracciano che poi sono stati messi a disposizione di un pool di ricercatori che a loro volta li ha validati, analizzati e resi pubblici e accessibili. Sono proprio questi dati che sono alla base del Poster premiato dai Lincei mentre altri materiali raccolti dalla Community che si riconosce in Bracciano Smart Lake fanno parte di rapporti, studi, ricerche e tesi di dottorato.

 

  1. Citizen Science

Il riconoscimento da parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei ha un valore davvero particolare: per una volta, mentre facevamo informazione su fatti di grande rilevanza nazionale e internazionale, siamo stati in grado, di fornire un flusso di informazione che ha prodotto, a sua volta, scienza. Un vero e proprio esperimento di citizen science.

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