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Ripensare Darwin? Di ex-aptations e neotenie. E di Topolino, Pippo e simpatiche salamandre messicane

Autore


Paolo Amodio

Università degli Studi di Napoli Federico II

Editor in chief

Indice


 

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S&F_n. 16_2016

Abstract


Rethinking Darwin? About Ex‐aptations and Neotenies. Concerning Mickey Mouse, Goofy and likeable mexican Salamanders


The theory of evolution by natural selection of Charles Darwin, whose first general exposure dates back to 1859, with the publication of the Origin of Species, is still a matter of intense debate among natural sciences’ scholars and philosophers. After the merger of Darwinian evolutionary research program with the theory of heredity of Gregor Mendel, the mathematical form of population genetics and the analysis of paleontological data (Modern Synthesis) and the the important contributions of post-Darwinian authors such as S.J. Gould and N. Eldredge we are entering a new era of great discoveries and news. On the one hand, new data from genetics and paleoanthropology, on the other hand the impetuous development of some fields of applied science such as nanobiotechnology, genetic engineering and synthetic biology put us into the need and the urgency to underline, once again, the relevance and the extraordinary heuristic power of Darwinian research program, an even greater urgency since some authors have announced that we would be at a time to access a post-Darwinian and post-evolutionary era in which man as we actually know it is about to disappear.


I contenuti dell’inconscio assoluto non sono solo residui di funzioni arcaiche specificamente umane, bensì anche residui di funzioni degli antenati animaleschi dell’uomo, la cui durata è stata infinitamente maggiore dell’epoca relativamente breve che riguarda l’esistenza specificamente umana. Questi residui, se attivi, sono quanto mai adatti non solo a bloccare il progresso dell’evoluzione, ma a portare ad una regressione, finché non è consumata la quantità di energia che l’inconscio assoluto ha attivato.

Carl Gustav Jung

 

L’intenzione, al solito, è nobile. La teoria dell’evoluzione per selezione naturale di Charles Darwin, la cui prima esposizione generale risale al 1859 con la pubblicazione dell’Origine delle specie, conserva ancora una stringente attualità ed è materia di intenso dibattito tra gli studiosi di scienze naturali, biologia e filosofia. E la domanda è altrettanto altèra e franca: siamo davvero alle soglie di un’epoca post-darwiniana?

A 157 anni dalla pubblicazione, i dati provenienti dalla paleoantropologia e dalla genetica, le novità emergenti da settori di punta delle scienze applicate come l’ingegneria genetica, ci mettono di fronte alla necessità e all’urgenza di mettere in luce, ancora una volta, la validità euristica del programma di ricerca evoluzionistico; un’urgenza che si mostra ancor più pressante alla luce dell’annuncio per il quale staremmo entrando in una fase post-evoluzionistica, post-darwiniana e post-biologica.

A questo proposito, concetti come quelli di adaptational lag o environment of evolutionary adaptness, impiegati nell’ambito della psicologia evoluzionistica, si stanno imponendo come piattaforma euristica per la costruzione di teorie, quelle dei transumanisti ad esempio, che vedono nella natura organica dell’uomo il vincolo da superare per accedere ad una dimensione meta-biologica, se non pienamente post-biologica e post-evoluzionistica.

Il 2016 è stato contrassegnato dalla dimostrazione sperimentale della teoria della Kin selection, la scoperta dell’homo Naledi e le scoperte relative all’ibridismo genetico tra Sapiens e Neanderthal, e tra 2015 e 2016 «Nature» ospita questi dati significativi e molto altro che, per quanto spaventi qualcuno, ci fa ancor di più adulti di specie.

Ma, per fortuna, come per ogni Natale che si rispetti, c’è sempre un vecchio cartoon o un giornalino di Topolino (va da sé, a patto che ci sia anche Pippo) che, nostalgicamente ripetuto a web unificati, fa tornare bambini molti di noi, e trasforma le domande della scienza in suggestioni vivide. Di qui a un attimo si vedrà. E ci sono anche le simpatiche salamandre messicane di memoria postdarwiniana, neoteniche ed exapatated – proprio come Topolino e Pippo, perfette per una storia di Paolino Paperino con tanto di sombrero e chili (Speedy Gonzales è dietro le quinte). Scientificamente, ciò significa, come si vedrà, che la neotenia non costituisce una caratteristica esclusivamente umana: il cane è considerato mammifero neotenico rispetto al lupo; l’axolotl – la nostra simpatica larva di salamandra messicana – è addirittura eletta a simbolo stesso della neotenia evolutiva. Così come si vedrà che gli effetti della neotenia pervadono il nostro Zeitgeist proprio come i caratteri neotenici si sono progressivamente riverberati nei personaggi creati da Walt Disney, principalmente in Topolino, in una sorta di percorso ontogenetico a ritroso. «Nel corso dei decenni, la testa e gli occhi dell’eroe di fumetti e film d’animazione sono diventati più grandi rispetto al corpo, il muso si è arrotondato, il naso si è volto all’insù, gli arti si sono fatti paffutelli», troverete affermato di qui a poco con delicatezza. Topolino si è assicurato l’appagamento e la tenerezza dei lettori grandi e piccoli guadagnando definitivamente la morfologia dell’individuo non ancora formato in adulto. L’antropomorfo Mickey Mouse e soci, sono andati incontro (quanto inconsapevolmente?) ai precetti darwiniani, secondo cui esiste una continuità tanto fisica che psichica tra noi e gli altri animali. L’evoluzione lega le creature fra loro e questa somiglianza si coglie prevalentemente nei cuccioli, negli embrioni e nelle strisce di fumetti a colori o di segmenti filmici in bianco e nero.

Miscela esplosiva di scienza e cartoon (“anacronistico” per cartoon è qui un semplice 2.0 capovolto), proprio come accadeva alle mentalità e ai temperamenti traumatizzati dai capricci vittoriani di Darwin. Magari oggi la scienza si è imborghesita, come il saccente Topolino, ma c’è sempre Pippo, l’adorabile bislacco che quel Topolino lo conosceva da prima e non ne apprezza l’evoluzione, “snaturazione” a opera di un genio dal gene egoista e creativo.

Troverete molto altro, complesso e semplesso, potenziamenti e ricomposizioni di mosaici, tassonomie psichiatriche evoluzionistiche, genealogie e storie monumentali, antiquarie e critiche di volontà di saperi.

Una rivista di scienza e filosofia che scrive di Darwin non fa notizia, ma se Darwin scrivesse di S&F_ saremmo ben oltre «Science» e «Nature».

Tuttavia come accade in un numero di Topolino di tanti anni fa, nella redazione di Papersera, Paperino – in inusitata veste di redattore capo – rimprovera i suoi perché «un cane che morde un uomo non fa notizia», e Paperoga gli risponde: «Sì, però fa male ai polpacci».

A S&F_n. 16_2016, Yuk Yuk, fanno male i polpacci.

That’s all, folks!

 

… impara da ieri. Vivi l’oggi. Guarda al domani. Riposa questo pomeriggio …

… le sofferenze, dicono, migliorano l’uomo. Visti i risultati, direi di provare con la felicità …

… le persone starebbero meglio la mattina se ricevessero un bacio sul naso …

… e io rimpiango i morsi che non ho dato.

Snoopy (Charles M. Schulz)

 

Odio tutto e tutti, odio lo stupido mondo mondiale.

Charlie Brown (Charles M. Schulz)

 

I pesci meritano di essere catturati perché sono pigri. Due milioni di anni di evoluzione e ancora non sono usciti dall’acqua.

Simon Munnery

 

P.A.

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