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Abstract
What can Philosophy and Science tell about “Apocalypse”? The former seems to show a nihilistic power, while the latter uses a descriptive power, thus avoiding any religious or mystic impulse. The outcome, anyway, looks like a vade mecum. In any case, all “apocalyptic nouns” range between Prophecy and Foresight, Presage and Oracle, Superstition and Faith, Archetype and Destiny, Unconscious and Power, Messianism and Nowhere, Remorse and Day After, Society Game and Ceremony.
Il Messia non verrà l’ultimo giorno, ma il giorno dopo.
Franz Kafka
La filosofia sa dire dell’apocalisse, senza autocompiacersi del proprio potenziale nichilistico e dell’illusione contemplativa?
La scienza sa dire dell’apocalisse, senza autocompiacersi perché la contempla, le è sufficiente cambiare il nome, o quanto meno neutralizzare, di quel nome, ogni eco religiosa e superstiziosa e riflettere su se stessa circa il suo potenziale tecnico, in termini preventivi e/o distruttivi.
Qual è il precipitato, in ogni caso? Un vademecum.
Magari, nel primo caso, esito di una narrazione prolissa e ridondante, nel secondo, breviario di un compendio asciutto.
Ma che si tratti del racconto squisitamente filosofico o rigorosamente scientifico, ogni sintagma apocalittico riposa tra profezia e previsione, tra presagio e oracolo, tra superstizione e fede, tra archetipo e destino, tra inconscio e potere, tra messianismo e nulla, tra pentimenti e day after, tra gioco di società e cerimonia.
L’apocalisse è allegoria e metafora, simbolo e sineddoche. Più o meno. Gioco numerologico: 70 volte 7, 21/12/2012, tressette con o senza il morto, 3 x 7 = 21 (12/2012), 7 di creazione e 7imo di riposo, 7 il tempo sulla tavola imbandita da Pitagora [a 7 anni cadono i denti, a 14 c’è la pubertà, a 21 la maturità, a 70 la morte (o l’ordinaria quiescenza accademica)], 7 è armonia o discordia nella Kabbalah, per i cromosomi ci stiamo attrezzando, S&F_non_7_ma_8.
Anti-Buon Natale 2012 di protesta.
Venga il racconto, allora, tanto nei suoi toni noiosi quanto nei suoi ritmi suggestivi. Vien voglia di partecipare al gioco, incanto letterario o disincanto filosofico-scientifico che sia, know-how/freak out senz’altre pretese.
Tanto, nel giardino degli oziosi si sta per evocazione e approssimazione colta.
E allora l’Apocalisse di Giovanni:
Qui occorre una mente che abbia intelligenza. Le sette teste sono sette monti sui quali la donna siede. Sono anche sette re: cinque sono caduti, uno è, l’altro non è ancora venuto; e quando sarà venuto, dovrà durar poco.
Non ci sarà più nulla di maledetto.
Poi mi disse: «Non sigillare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. Chi è ingiusto continui a praticare l’ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora».
Se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro.
E allora, poiché il tempo stringe, anche Il settimo sigillo di Ingmar Bergman:
Jöns: Addio fanciulla, avrei potuto violentarti ma è un genere d’amore che non mi va. Troppo faticoso tutto sommato.
...
Jöns: Si, farò silenzio, ma mi ribello.
...
Jöns: La mia pancia è tutto il mio mondo, la mia testa la mia eternità, e le mie mani due magnifici soli. Le gambe sono i dannati pendoli del tempo e i miei piedi sporchi i due eccellenti fondamenti della mia filosofia. Il tutto vale esattamente quanto un rutto, con l’unica differenza che un rutto dà più soddisfazione.
...
Jöns: E allora, povero illuso, cosciotto di prosciutto, ti dirò che l’amore non è che un altro nome per lussuria, più lussuria, più lussuria, più un dannato mucchio di inganni, di falsità, di menzogne e ogni sorta di imbrogli.
...
Jöns: Tra le gambe di una troia è la vita una gran gioia.
...
Jöns: In alto siede l’Onnipotente così lontano che è sempre assente mentre il Diavolo suo fratello lo trovi anche al cancello.
...
Jöns: Scimmie tanto simili all’uomo da essere stupide quanto lui.
Morte: Non mi serve sapere.
Antonius Block: Chi sei tu?
Morte: Sono la morte.
Antonius: Sei venuta a prendermi?
Morte: È già da molto che ti cammino a fianco.
Antonius: Me n’ero accorto.
Antonius Block: Ti tocca il nero.
Morte: Si addice alla Morte, non credi?
Antonius Block: Io vorrei sapere, senza fede, senza ipotesi, voglio la certezza. Voglio che Iddio mi tenda la mano e scopra il suo volto nascosto e voglio che mi parli. Lo chiamo e lo invoco, e se Egli non risponde io penso che non esiste.
Morte: Forse è così, forse non esiste.
Antonius: Ma allora la vita non è che un vuoto senza fine. Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo nel nulla senza speranza.
Morte: Molta gente non pensa né alla Morte né alla vanità delle cose.
Morte: Perché non la smetti di fare tante domande?
Antonius Block: No, non la smetterò.
Morte: Tanto nessuno ti risponde.
P.A.