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Su Vero e Falso in senso gravitazionale, ovvero di virtuosismi virtuali

Autore


Paolo Amodio

Università di Napoli Federico II

Editor in chief

Indice


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S&F_n. 18_2017

Abstract


On Truth and Fake in a Gravitational Sense, or about virtual Virtuosities


The discovery of the existence of gravitational waves not only represents the experimental proof of Einstein’s theory, but also an improvement of the world of Physics. In fact, gravitational waves are directly connected to the structure of the radiant objects, it is just like they gave us back a “snapshot”, thus making possible the construction of new maps of the Sky, that will no longer be based on visible light, X-rays, or infrared rays, but exactly on the particles forming the gravitational waves. So, the President of “Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (Sigrav)” can affirm: «We may discover new Worlds, identify wormholes and live the experience of deforming the order of past, present and future as well as the way we are used to perceiving them». Plurality of Worlds and deformation of Time: in a way, the Virtuality of physic Reality gets stronger. Hence, S&F_ aims to open a consideration about the state of the art of the “Virtual” – a notion that from Medieval ontology seems to set up itself as the litmus paper no longer and not only of “potential” Reality, but of Reality itself. The purpose of this Dossier will be investigating virtual Semantics in a multidisciplinary key, in order to verify if the concept of Virtual has effectively ceased to mean the Fake and, by consequence, to which extent it has become able to designate the Truth.


Per mettere alla prova la realtà dobbiamo vederla sulla fune del circo. Quando le verità diventano acrobate, allora le possiamo giudicare.

Oscar Wilde

 

La scoperta dell’esistenza delle onde gravitazionali non è stata solo l’ennesima conferma sperimentale della validità della teoria di Einstein, si è trattato di un ampliamento del mondo della fisica. Le onde gravitazionali sono infatti direttamente connesse alla struttura degli oggetti che le emettono, è come se ce ne restituissero una “fotografia”, il che rende plausibile la costruzione di nuove mappe del cielo non più basate sulla luce visibile, sui raggi X o sull’infrarosso, ma appunto sulle particelle che formano le onde gravitazionali. Il presidente delle Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (Sigrav) ne deduce che «si potrebbero scoprire più mondi, identificare dei wormhole e vivere l’esperienza di deformare l’ordine in cui siamo abituati a vivere passato, presente e futuro». 

Pluralità dei mondi e deformazione del tempo: si rafforza in un certo senso la virtualità della realtà fisica. Più della cosmologia e della fisica teorica, a decretare in modo apparentemente irreversibile la virtualizzazione del reale sono negli ultimi anni la computer science, l’informatica e quel complesso di saperi e pratiche che va sotto il nome di ICT. «Il software si sta mangiando il mondo» ha scritto Marc Andreesseen probabilmente sottostimando lui per primo la portata delle sue parole. Da venture capitalist sottolinea la crescente pervasività di strumenti o codici digitali nel quotidiano di una fetta sempre più ampia della popolazione mondiale. Ma non si tratta solo di questo. Il software si sta mangiando letteralmente il mondo perché ne sta mutando l’ontologia, vale a dire la consistenza del suo essere così e non altrimenti. In questo senso coglie nel segno Paul Dourish quando afferma che «il codice ha una sua forza filosofica in questo: nel modo che ha di rappresentare il mondo, nel modo di manipolare modelli di realtà, di umanità e azione. Ogni stringa di codice riflette una quantità incalcolabile di prospettive e dimensioni filosofiche senza le quali non potrebbe, in nessun modo, essere creato».

Pluralità dei mondi e deformazione del tempo: si rafforza in un certo senso la virtualità della realtà fisica, si diceva. E ancora, allora: quale lo stato dell’arte del “Virtuale”? Un concetto che dall’ontologia medievale all’estetica novecentesca fino alle tecnologie cibernetiche e, oggi, di realtà aumentata, sembra potersi configurare come la cartina di tornasole non più e non soltanto della realtà “potenziale” ma della realtà tout court.  Dunque: una semantica Virtuale in chiave multidisciplinare allo scopo di verificare se tale concetto abbia effettivamente cessato di significare il Falso e, di conseguenza, in che misura sia arrivato a designare il Vero.

I contributi di questo dossier di S&F_ provano allora a mostrare da diverse prospettive come sia vero anche che ogni porzione di mondo rifletta ormai una quantità incalcolabile di stringhe.

Stringhe e sorrisi, virtualità virtuose ed eccentriche, sempre sulla fune del circo estetico-fenomenologico eppure fisiologico-funzionale, metafisiche acrobatiche e fisiche d’azzardo.

 

A questo punto però avvenne qualcosa che fece ammutolire tutte le bocche e strabuzzare gli occhi di tutti. Nel frattempo, infatti, il funambolo si era messo all’opera: era uscito da una porticina e camminava sul cavo teso tra le due torri, per modo che ora si librava sopra il mercato e la folla. Ma era giusto a metà del suo cammino, quando la porticina si aprì di nuovo e ne saltò fuori una specie di pagliaccio dai panni multicolori, che a rapidi balzi si avvicinò all’altro. «Muoviti, piè zoppo, gridava con voce agghiacciante, muoviti poltrone, impostore, faccia di tisico! Che io non ti solletichi col mio calcagno! Che stai a fare qui fra le due torri? Dentro la torre dovresti essere, lì bisognerebbe rinchiuderti, tu sei di impaccio a chi è meglio di te!». – E  a ogni parola che diceva, si avvicinava sempre di più: ma quando fu a un passo dall’altro, ecco che accadde la cosa atroce che fece ammutolire tutte le bocche e strabuzzare gli occhi di tutti: – cacciò un urlo diabolico e con un salto superò colui che gli ostacolava il cammino. Questi, però, vedendosi battuto dal rivale, perse la testa e l’equilibrio e, – più rapido ancora del bilanciere che aveva lasciato cadere, – precipitò in basso, in un mulinello di braccia e di gambe. Il mercato e la folla sembravano il mare quando è investito dalla tempesta: tutti fuggivano per conto proprio, ma si calpestavano a vicenda e la maggior parte correva là dove il corpo si sarebbe schiantato. Zarathustra rimase immobile, e proprio accanto a lui cadde il corpo malconcio e frantumato, ma non ancora morto. Dopo un po’ lo sfracellato riprese coscienza e vide Zarathustra inginocchiarsi accanto a lui: «Che fai qui? disse infine, sapevo da un pezzo che il diavolo mi avrebbe fatto lo sgambetto. Ora mi porta all’inferno, vuoi impedirglielo?».

«Sul mio onore, amico, rispose Zarathustra, le cose di cui parli non esistono: non c’è il diavolo e nemmeno l’inferno. La tua anima sarà morta ancor prima del corpo: ormai non hai più nulla da temere!».

L’uomo lo guardò diffidente. «Se dici la verità, disse poi, non perdo nulla, perdendo la vita. Non sono molto più di una bestia, che ha imparato a danzare a forza di botte e di magri bocconi».

«Non parlare così, disse Zarathustra; tu hai fatto del pericolo il tuo mestiere, e in ciò non è nulla di spregevole. Ecco che il tuo mestiere ti costa la vita: per questo voglio seppellirti con le mie mani». Quando Zarathustra ebbe detto queste parole, il morente non rispose; ma agitò la mano, quasi cercando la mano di Zarathustra per ringraziarlo (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra).

 

Stringhe come filiere, percorsi inusuali ma disponibili, ludoteche 4.0, simulazioni come simulacri, mitologie e imperversioni.

 

Che la sua azione resti indimenticabile, sulle labbra delle teste-nere, che ha creato con le sue mani! La loro bocca pronuncerà un sortilegio augusto nel chiamarlo, in quinto luogo, Tutu.tu.kù: colui che, con il suo santo incantesimo, ha arrestato tutto il male! Sà.zu: il conoscitore del cuore degli dèi, lo scrutatore delle loro anime! Colui che dalle mani non si lascia affatto sfuggire i malvagi! Il custode dell'assemblea degli dèi, colui che ne appaga il cuore! La loro ampia protezione che curva i ribelli! Colui che fa trionfare la verità, vanifica il parlare astuto. E che riconosce, ovunque, menzogna e verità! Quindi lo si glorifichi come Sà.zu.zi.si: che impone il silenzio ai rivoltosi e che, nella persona degli dèi, suoi padri, ha generato stupore! (Enuma Elish, poema mesopotamico, XII secolo)

 

Buchi neri di immaginari collettivi curvati nella materia, perturbazioni infrarosse, increspature costanti di bugie, epochè virtuale per fenomenologie verosimili.

Di più, di meno.

La scienza è conoscenza organizzata.

I. Kant

 

Ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato.

Karl Kraus

 

 

P.A.


 

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